Che cos’è un FabLab?

di Sabina Barcucci

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Un FabLab è un laboratorio di sperimentazioni tecnologiche condiviso dove si sviluppa personal fabrication, concetto che fa riferimento a una scala di produzione individuale. E’ importante chiarire subito che la personal fabrication non si costituisce come l’origine del processo della produzione industriale di massa ma si colloca al suo esatto opposto.

 

 

A livello tecnologico, in un FabLab si trovano sufficienti strumentazioni – quasi tutte digitali – da permettere la realizzazione di un ampissima gamma di invenzioni. Il primo fablab viene fondato una decina di anni fa negli Stati Uniti, grazie a dei fondi provenienti da un dipartimento di ricerca sulla fabbricazione digitale del MIT di Boston, il Center for Bits and Atoms. In maniera del tutto inaspettata, il fablab diventa globalmente un fenomeno virale e oggi, a dieci anni da questa prima idea, nel mondo si è stabilita una vera e propria rete di laboratori (circa 500 attualmente) che rispondono a questo nome. La rete dei FabLab condivide progetti, tipologia di macchinari e una filosofia di base che potremmo sintetizzare in questi tre punti:

 

 

  • non c’è reale limite alla creatività nel momento in cui c’è collaborazione
  • la tecnologia deve essere uno strumento nelle mani di più persone possibile e al servizio di più persone possibile
  • la tecnologia open source è una chiave importante per creare valore distribuito e innovazione decentralizzata

 

Chi ha bisogno del FabLab?

Il FabLab è in auge per molte ragioni. Da un lato risponde a una crescente necessità di espressione della società che sempre più si riconosce in ciò che costruisce e crea, al di là di ciò che consuma. O meglio, il consumo di massa si sta spostando sempre di più verso prodotti e servizi per la creazione. Infatti, dall’altro lato, il FabLab risponde al bisogno crescente di prototipazione che si manifesta nella società, a vari livelli. Dallo studente, all’ingegnere professionista, dal designer autoproduttore all’artista, all’hobbista. La fabbricazione digitale è diventata un vero e proprio nuovo settore di consumo di massa, basti pensare al boom della robotica tra gli adolescenti, le stampanti 3D nelle case dei comuni privati, l’elettronica come intrattenimento generalizzato familiare.

 

 

Al di là dell’accesso al puro mezzo tecnologico, il FabLab concettualmente diverge da un laboratorio di prototipazione, che di per sé non sarebbe nulla di nuovo: da molti anni ne sono piene le università, i centri ricerche, le imprese. Il modello FabLab si basa sulla consapevolezza che capitale tecnologico e capitale creativo diventano valori aggiunti a livello territoriale unicamente quando raggiungono una forma socialmente diffusa e riconosciuta. Una società coesa e resiliente, è una società dove gli individui hanno competenze al passo con i tempi e tramite la collaborazione condividono la conoscenza applicandola praticamente. Il FabLab è proprio questo: in base alla grande ondata tecnologica, il fablab sfrutta e costituisce dei sistemi di collaborazione e di trasferimento di competenze. Un importante ruolo dei FabLab è quindi quello di essere teatro di molte modalità di formazione, seguendo un modello per cui un singolo che partecipa a un gruppo di lavoro su un progetto, impara nuove competenze e le “tramanda” attraverso svariati formati didattici ad altri gruppi. Nel FabLab “Impara ad insegnare e insegna per imparare”, è la chiave di volta che esprime brillantemente il processo di consolidamento di nuovi saperi locali attraverso le comunità di individui.

 

 

Innovazione senza briglie e multidisciplinarietà

 

 

La domanda costante e crescente di innovazione pervade tutte le organizzazioni contemporanee grazie alle spinte di mercato e alla ricerca scientifica in rapidissima evoluzione. Per le organizzazioni strutturate, questa domanda è molto difficile da gestire in maniera internalizzata, perché richiede costi troppo alti e tempi organizzativi e procedurali troppo lunghi. Come dimostra il fenomeno delle start up tecnologiche, sono i contesti meno gerarchizzati e più agili quelli in grado di generare innovazione e invenzione pronto uso in tempi rapidi e a costi competitivi. Andando dentro al concetto stesso di innovazione, ci rendiamo conto quanto questo sia sempre più fortemente legato o sinonimo di multidisciplinarietà, contaminazione tra ambiti: il design è diventato imprescindibile elemento per la tecnologia e i servizi, la biologia è sempre più dominante nell’ambito della creatività e del design, che a sua volta ha ripercussioni nell’ambito medicale. Gli ambiti disciplinari non esistono più individualmente, ma si propongono come sistemi di relazioni tra design, scienza, ingegneria informatica, sostenibilità, società.

 

 

Basando la propria forza di attrazione sul già menzionato assunto per cui “non c’è reale limite alla creatività nel momento in cui c’è collaborazione”, il FabLab risponde quindi a due grandi esigenze dei nostri sistemi produttivi, organizzativi e di ricerca: è in grado di costituire comunità operative multidisciplinari in maniera totalmente non gerarchizzata, generando capitale creativo rapidamente e tramite processi non imbrigliati in costose procedure. Rispetto alla ricerca, fornisce contesti aperti, in cui la ricerca può in parte uscire fuori e trovare direttamente applicazioni in altri ambiti. Si parla di “ricerca dal basso”: una pratica decentralizzata che ha moltissimo potenziale imprenditoriale.